Pubblicato il 08/02/2019
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I Crostoli ed il Carnevale

“Viva, viva il Carnevale, con il pepe e con il sale. La tristezza manda via e ci porta l’allegria!” recita la celebre filastrocca, ma il Carnevale non porta solo allegria, maschere, scherzi, coriandoli e tante risate. In questi giorni, se ci fate caso, noterete che sempre più panifici e supermercati stanno esponendo delle deliziose e profumate striscioline costituite da un impasto di farina, zucchero, uova e burro, fritte nell’olio e “condite” con una generosa spolverata di zucchero a velo. Si tratta infatti di uno dei dolci più tipici e conosciuti del Carnevale, non solo in Italia, il cui nome varia da regione a regione. Crostoli, chiacchiere, bugie, frappe, ciofffe, stracci, galàni sono solo alcuni dei nomi che tale delizia assume all’interno della ricca mappa gastronomica della cucina italiana.

La due domande che ci si può porre a questo punto sono le seguenti. Da dove hanno origine queste squisitezze e perché il loro nome è così variabile? Innanzitutto ci sono due possibili spiegazioni. Secondo molti storici, infatti, tali dolci esistevano già all’epoca degli antichi romani e venivano chiamati “frictilia”. Facili da preparare ed economici venivano prodotti in grandi quantità e dati ai cittadini per le strade intenti a festeggiare i Saturnali, una festa simile al Carnevale che durava dal 17 al 23 dicembre e dove le convenzioni sociali si ribaltavano. Gli schiavi, ad esempio, potevano essere degli uomini liberi per qualche giorno e non mancavano naturalmente sacrifici animali ed orge per concludere il periodo di festeggiamenti. Il cuoco e gastronomo latino Marco Gavio Apicio descriveva tale piatto in questo modo, “frittelle a base di uova e farina di farro tagliate a bocconcini, fritte nello strutto e poi tuffate nel miele”. Una ricetta che, salvo la frittura nell’olio e l’eventuale aggiunta di alcolici come ad esempio il vin santo, il marsala o la grappa, è rimasta simile oggigiorno.

Un’altra ipotesi fa invece risalire la loro nascita ad un episodio avvenuto a Napoli. Pare infatti che la regina Savoia si stesse intrattenendo in amabili chiacchiere con dei suoi ospiti aristocratici quand’ecco che avverte un leggero languorino. Fa dunque chiamare il cuoco di corte, tale Raffaele Esposito, chiedendogli un dolce per colmare l’appetito e l’uomo, ispirato dalla situazione, le portò quelle che oggi chiamiamo appunto “chiacchiere”.

Come accennato all’inizio, questi dolci sono presenti e diffusi in altre parti d’Europa e non cambiando nome grazie alla loro stessa facilità di preparazione, e “personalizzazione”, oltre che a causa della lingua o del dialetto parlato in quella determinata zona. Per farvi un esempio, i crostoli sono conosciuti anche con il nome di “merveilles” in Francia, “orejas” in Spagna, “Räderkuchen” in Germania, “croustouille” in Belgio, “klejner” in Danimarca, “chvorost” in Russia, “verhuny” in Ucraina, “klenäter” in Svezia, “csöröge” in Ungheria e la lista continua ancora.

Ricordiamo inoltre che oggi, ai crostoli, si aggiungono anche cacao, cioccolato fondente e Nutella per la gioia dei più golosi!

Nonostante si possano conservare per giorni e giorni ricordatevi, sempre e comunque, di tenere tali prelibatezze in un luogo fresco e asciutto. Tra tutti questi dolci non sarebbe male anche un bicchiere di spumosa birra, che ne dite? Se la risposta è sì allora il Ristorante Birreria  Forsterbräu di Trento fa al caso vostro!

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