La ricca e variopinta tradizione culinaria italiana, come è ben risaputo, abbonda di formaggi ed altri tipi di latticini che la rendono famosa in tutto il mondo. Basti pensare a nomi Grana Padano oppure Asiago, per fare qualche esempio.
Prodotti gastronomici unici che tutto il mondo ci invidia e apprezza, ma c’è n’è uno in particolare che fa sì che anche il Trentino – Alto Adige si distingua dalle altre regioni dello stivale, il Puzzone di Moena.
Originario di Moena in Val di Fassa, ma prodotto anche in Val di Fiemme e nella Valle del Primiero, questo prodotto caseario è un formaggio dalla storia assai recente per quanto imprecisa al tempo stesso, ma vediamo di procedere con ordine.
Siamo nel periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale, quando alcuni allevatori della Val di Fassa cominciano a lavare i formaggi con una pezzuola intinta in acqua e sale durante il lungo periodo della loro stagionatura in cantina. Un periodo che può variare dai due fino agli otto mesi.
Così facendo sui formaggi si creava una crosta che impediva il costituirsi di fermentazioni indesiderate, e conferiva alla forma un odore ed un sapore molto decisi e particolari, tanto che venne definito “Spretz Tzaorì” (“formaggio saporito” in ladino) dagli abitanti della zona.
Termine che andò a sostituire quello di “formaggio fassano nostrano”. Ma come mai venne chiamato Puzzone di Moena?
È presto detto! Pare che, negli anni ’70, la RAI trentina si trovasse al caseificio sociale di Moena per una trasmissione radiofonica e, alla domanda su che tipo di formaggio si producesse da quelle parti, i casari locali risposero scherzosamente “il Puzzone di Moena”.
Nonostante non vi siano fonti storiche precise, questa evoluzione del “formaggio fassano nostrano” è la più attendibile e molti abitanti della zona testimoniano come essa sia una tradizione già presente al tempo dei loro nonni e bisnonni.
Il nome, certo, può far “spaventare” o sorridere, ma va detto che si tratta di un formaggio molto apprezzato dagli allevatori e dai contadini di quelle zone. Persone che, dopo la Grande Guerra, sapevano riconoscere un alimento sostanzioso e nutriente che fosse in grado di integrare la loro magra e povera dieta composta principalmente da patate e polenta. Dieta che abbiamo già citato in altri articoli di questo blog riguardanti le specialità gastronomiche trentine.
Il sapore di questo formaggio è dunque piuttosto dolce e presenta un retrogusto amarognolo, non mancano inoltre le sue “versioni” più piccanti, oltre che un aroma piuttosto forte, ma comunque gradevole.
Il Puzzone di Moena, grazie a queste sue caratteristiche esclusive, è l’ideale con un bel bicchiere di vino rosso. Volendo rimanere sul territorio trentino il “Marzemino d’Isera” è quasi d’obbligo, con una cena che preveda polenta, gnocchi oppure anche un condimento di crostini sul quale può essere versato fuso.
Se poi si vuole assaporare ancora di più la tradizione ed il gusto di questo formaggio allora basta tagliarlo a dadini per usarlo nell’impasto della polenta oppure per gustare i caratteristici gnocchi di Puzzone.
Un formaggio insomma che, al pari dell’adagio, ci insegna come non giudicare un libro dalla copertina anche se, in questo caso, sarebbe più corretto dire “dall’odore”!
Dunque, se questa storia vi ha intrigato e se volete assaggiare tale formaggio accompagnato da un “bicchiere di quello buono”, vi aspettiamo al Ristorante Birreria Forsterbräu in pieno centro storico a Trento!