“Felicità! È un bicchiere di vino con un panino, la felicità!” diceva una vecchia canzone di Al Bano e Romina, in quelli che furono gli anni del mitico Mondiale per la nazionale italiana di calcio. Ma oggi non siamo qui a parlare degli anni Ottanta, ma di qualcosa di più antico e profondo che ancora oggi fa la sua bella figura sulle tavole trentine e non solo! Accanto a salumi dal gusto deciso, formaggi dal dolce aroma, fragrante pane ai cereali, abbondanti scodelle di canederli ed altre ricette tipiche del Trentino – Alto Adige (ricette che abbiamo già abbondantemente trattato nel corso di questo blog) trova posto l’elegante bottiglia del rosso Teroldego che non manca mai di riempire i bicchieri di allegria.
Ma da dove ha avuto origine esattamente il Teroldego? Naturalmente non si tratta del solito processo di lavorazione delle uve e dei solfiti, ma di qualcosa che si perde nelle nebbie nel tempo, all’epoca in cui le leggende dominavano il mondo e davano origine alla realtà per popolani, nobili, guerrieri e membri del clero.
Periodo principe, e qui è proprio il caso di dirlo, di questo tempo “nebbioso” era appunto il Medioevo con le sue storie di re, principesse, cavalieri e draghi raccontate al liuto dei menestrelli per le corti. Era il modo dell’epoca per raccontare gli accadimenti e le leggende per animare i sontuosi banchetti oppure, più comunemente, i momenti di noia del sovrano. Una di queste leggende narra che, sul Monte di Mezzocorona, un drago avesse deciso di eleggere a propria dimora una delle caverne che “bucherellano” il monte. Peccato che il nobiluomo dell’epoca, il conte Firmina dei Mezzocorona, non fosse d’accordo e voleva mandare via la creatura.
Come fare dunque? Non era certo un’impresa per un uomo comune, ma bensì per un cavaliere forte e coraggioso che, come un novello San Giorgio, attirò fuori dalla sua caverna il drago e lo uccise. Pare infatti che, le stesse gocce del sangue del gigantesco rettile, cadendo a terra fecero “zampillare” quelle che sarebbero state identificate come le prime viti del Teroldego. È proprio grazie a tale leggenda, ovviamente non vi è alcun fondamento storico, che c’è una varietà di Teroldego denominata appunto “Sangue del Drago”.
Ciò che invece ha un maggiore appiglio storico è sicuramente la sua origine trentina tanto che, all’epoca del lunghissimo Concilio di Trento, pare riempisse i calici di vescovi, cardinali ed alti prelati che si erano riuniti al Castello del Buonconsiglio per “fissare” le fondamenta della cristianità scosse dalla riforma di Martin Lutero.
Ma sappiate che esiste un modo ancora più gustoso per deliziarvi del rosso Teroldego che non sia solo da un calice o una bottiglia, ma bensì in un bel piatto fumante! E noi, alla Forst, lo sappiamo molto bene ed è per questo che vi proponiamo il nostro risotto al Teroldego, arricchito con la gustosa variante del formaggio Casolét proveniente dall Val di Sole. Inoltre, permetteteci un consiglio, con tale risotto abbinateci una birra Vip Pils per esaltarne tutto il gusto e l’aroma.