Di tutti i cibi tradizionali e “folkloristici”, la polenta è il piatto che incarna meglio lo spirito della praticità, della semplicità e soprattutto della sazietà, grazie al suo essere una pietanza umile e contadina. Ma andiamo con ordine.
Sin da quando l’uomo preistorico capì che, oltre alla caccia e alla raccolta, poteva trarre sostentamento dall’agricoltura, il cereale divenne uno dei simboli di tali cambiamenti nelle abitudini alimentari dei primi ominidi. Naturalmente si trattava di una lavorazione parecchio “primitiva”, perché i cereali venivano macinati tra due pietre e poi venivano messi nell’acqua bollente, ma questo procedimento fu la base per la cucina dei popoli successivi come assiri, babilonesi, greci e romani.
Proprio i latini furono tra le prime popolazioni ad avere nei propri ricettari un “prototipo” di polenta. Si chiamava infatti puls ed era fatta, prevalentemente, con acqua e farina di farro. Altre varianti prevedevano invece l’utilizzo di cereali come il grano saraceno, il miglio o il sorgo.
È solo con la scoperta dell’America nel 1492 che il mais giunge in Europa al pari dell’esploratore Cristoforo Colombo, appena ritornato dal suo lunghissimo e rivoluzionario viaggio verso quelle che pensava fossero le Indie. Nel 1525, infatti, il mais si diffonde nel continente europeo a partire dalla Spagna e dal Portogallo fino ad arrivare in Italia. La prima seminagione si registra in Veneto nel 1554 per poi diffondersi nel Friuli – Venezia Giulia (tra il 1550 ed il 1555) e nel resto della Penisola, isole comprese.
La polenta si diffonde anche nella cultura popolare come cibo umile ed ottimo rimedio contro la fame.
Facile da preparare, tutto quello di cui si necessita è la farina giusta ed un po’ d’acqua, la polenta va preparata in un paiolo di rame e mescolata con un bastone di nocciolo. Una volta che viene messa sulla spianatoia, essa deve essere tagliata con lo spago e divisa in fette uguali per tutta la famiglia. Naturalmente la prima fetta spetta al capofamiglia.
Proprio per questa sua semplicità la polenta si accompagna alla perfezione con formaggi e carni oltre che col vino rosso.
A proposito di carne non va assolutamente scordata neanche la “grande gara magnona”. I contendenti si sfidavano fino all’ultimo morso di polenta per raggiungere la salsiccia, oppure un altro pezzo di carne, posto al centro della più che generosa porzione.
Oltre che nella cultura e nelle regioni italiane, basti citare la polenta di Storo o quella di patate per fare un esempio, la polenta si è diffusa anche in Europa e fuori comprendendo Paesi come l’Ucraina, l’Argentina, il Brasile, il Marocco, il Messico e così via.
Detto questo, concludiamo questo breve excursus storico con un’altra nota storica. Quando si parla di “polenta” spesso si nomina anche l’epidemia di pellagra che attanagliò la popolazione di buona parte dell’Europa e non solo pochi secoli fa. Furono in molti infatti a sostenere che il mangiare troppa polenta facesse male, ma in verità anche se si fosse trattato di un’altra pietanza si sarebbero comunque riscontrate delle malattie, poiché la pellagra deriva dalla mancanza di alcune vitamine, soprattutto quelle del gruppo B, e da un’alimentazione non corretta e monotona.
Messo in chiaro questo punto il Ristorante Birreria Forsterbräu ed i suoi succulenti piatti con contorno di polenta vi aspettano in pieno centro a Trento.