Per me lo stesso, con patate, rostide però
Avete presente quel detto, un po’ canzonatorio e vagamente sarcastico, “lo stesso con patate” per indicare come non ci si discosti minimamente dal concetto originale esprimendo una totale asserzione piuttosto che una scelta vera e propria? Perfetto. Perché le patate di cui vi parleremo oggi non sono certo metaforiche ed anzi sono molto più che reali.
Il piatto di oggi consiste infatti nelle “patate rostide“, in dialetto trentino e ladino, dette anche “Gröstl” o “Tiroler Gröstl” nei territori dell’Alto Adige di lingua tedesca. Il termine infatti deriva dal termine “rösten” che vuol dire appunto arrostire in tedesco. Naturalmente qui non si parla delle semplici, ma deliziose patate al forno o patatine fritte, ma di qualcosa di più tipico e nutriente. Un piatto umile e semplice, ma sostanzioso, la cui origine è ben consolidata all’interno della cultura culinaria del territorio trentino. Come molti altri piatti già visti nel corso di questo blog culinario, basti pensare agli intramontabili canederli oppure all’iconico e delizioso tonco del pontesel, anche le patate rostide hanno un’origine che denota il clima di sussistenza tipico dei tempi dei nostri nonni e bisnonni.
Tempi duri in cui il cibo non era certo abbondante come oggi , se poi teniamo conto che c’era anche la guerra, allora era ancora più scarso, ed il lavoro delle piccole comunità rurali si svolgeva soprattutto nelle campagne e sui monti. Al ritorno da una faticosa giornata di lavoro c’era però un buon piatto ad accoglierli, assieme al calore della propria famiglia e del focolare domestico, senza però sprecare parti preziose di cibi come patate, polenta e carne. Quest’ultima infatti non era mai abbastanza e bisognava sempre ingegnarsi per garantire il giusto apporto di proteine ad un corpo umano in crescita. Le patate rostide nascevano quindi da questa esigenza dato che venivano cucinate assieme al lardo, alla cipolle ed alla polenta (tutto da rosolare per bene), avanzate dalla sera prima, e “rinforzate” da burro, cavolo cappuccio o un uovo. Servite di solito alla sera si mangiavano con formaggio e cicoria, ma potevano essere gustate anche al mattino, assieme al caffè, in vista di una dura giornata di lavoro all’aperto.
Un modo davvero semplice, ma ingegnoso delle famiglie trentine per garantire ai propri cari un adeguato pasto della domenica (rosticciata). Tra le mille altre versioni di questo piatto, la sua forza sta nella sua semplicità, vanno ricordate le più basiche Röstkartoffeln (patate lessate e poi soffritte nel burro, nella cipolla e negli avanzi di carne) fino alle più raffinate Herrengröstl (il “gröstl dei signori” con carne bovina), Innsbrucker Gröstl (carne di pecora) oppure le varianti più “light” con il wurstel. In questi casi non si tratta più di avanzi, ma di carne appositamente preparata a parte.
I tempi, grazie al cielo, sono meno duri rispetto ad un tempo, da un certo punto di vista. Anche noi del Ristorante Birreria Forsterbräu ce li ricordiamo perfettamente e, anzi, celebriamo sempre tutto il gusto e la tradizione gastronomica trentina rivisitandola appositamente per i fortunati avventori. Venite dunque ad assaggiare il “Grostel a modo nostro”, servito con bacon e uovo all’occhio di bue. Gustatevelo assieme ad una birra delle nostre!